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Ecco chi sono e perché i lavoratori sul ponte non si sono salvati

STATI UNITIEcco chi sono e perché i lavoratori sul ponte non si sono salvati

27.03.24 - 11:13
Crollo del ponte in Maryland: sei lavoratori dispersi, due salvati. Le operazioni di ricerca si trasformano in recupero.
Afp
Ecco chi sono e perché i lavoratori sul ponte non si sono salvati
Crollo del ponte in Maryland: sei lavoratori dispersi, due salvati. Le operazioni di ricerca si trasformano in recupero.

BALTIMORA - Non c'è stato il tempo per mettere in salvo quegli otto lavoratori, che martedì notte sono precipitati nelle acque gelide del fiume Patapsco, insieme al ponte. Lo ricostruisce il traffico radio antecedente allo schianto della 1.30.

Le registrazioni della Maryland Transportation Authority includono infatti quella della voce della centralinista: riferiva agli agenti che una nave era fuori controllo e chiedeva di interrompere il traffico autostradale sul Key Bridge. Cosa che è stata fatta a tempo di record, in meno di due minuti.

Ma l'agente che si trovava sul posto - come ricostruisce Nbc News - una volta bloccato il traffico, ha anche comunicato via radio che sarebbe andato sul ponte per avvisare la squadra di operai al lavoro, non appena arrivato un secondo collega. Ma da lì a poco - passano pochi secondi - una chiamata lo avviserà del crollo.

«Tutto si è svolto in pochi secondi, minuti»
Non c'è più niente da fare, la squadra di operai è stata travolta. Due di loro verranno poi salvati, con uno di questi che è tuttora ricoverato. Mentre per gli altri si è fatto di tutto - con elicotteri, imbarcazioni, e sub - per trovarli, fino alle 7.30 di martedì sera, quando la Guardia Costiera ha detto che i sommozzatori avrebbero ripreso «il recupero» questa mattina, supportati da elicotteri e droni sottomarini.

«Anche se siamo passati da una missione di ricerca e salvataggio a una missione di recupero - ha spiegato il governatore del Maryland Wes Moore - utilizzeremo ogni risorsa» per trovare le vittime. «E questo è un impegno che manterremo per queste famiglie».

Sempre secondo Moore, che stamattina ha parlato alla stampa, un avvertimento alla squadra di lavoratori sarebbe stato inviato. Ma non è ancora chiaro perché non siano riusciti a scappare, anche se «tutto si è svolto in pochi secondi, minuti».

«Erano padri, figli, mariti»
Intanto cominciano a delinearsi le identità, o quanto meno i paesi di origine, dei sei lavoratori dispersi, il cui sacrificio non verrà dimenticato. Il primo operaio è stato identificato con l’aiuto dell'organizzazione no-profit Casa, che fornisce servizi alla comunità di immigrati a Baltimora: viene da El Salvador e si chiama Miguel Luna.

«È un marito, padre di tre figli, e considera il Maryland la sua casa da oltre 19 anni», ha comunicato in una nota il direttore esecutivo dell'associazione. Mentre, secondo le prime indiscrezioni - in parte già confermate da un post dell'Ambasciata del Messico in Usa -, le nazioni di origine degli altri dispersi sono: El Salvador, Guatemala, Honduras e Messico. «Erano padri, figli, mariti - ha detto oggi di loro Wes Moore -. Erano persone su cui contavano le loro famiglie».

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